Non è vero che in rete si trova solo spazzatura, come si sente dire. In rete si trova un sacco di roba interessante, bisogna solo cercare bene e essere in grado di distinguere le cose buone da quelle cattive.
C’è però un argomento sul quale è quasi impossibile trovare in rete una riflessione seria: la successione ereditaria.
Non mi riferisco a dotte disquisizioni su questo o quell’aspetto della franchigia o della collazione. Mi riferisco alla difficoltà di trovare pochi e semplici consigli di buon senso, validi per chi ha la fortuna di possedere un patrimonio (diciamo dal milione di euro in su) e di avere almeno due discendenti.
Ai pochi indifferenti agli scongiuri, offro le tre regole della buona successione.
Regola n. 1: consolidare il patrimonio
Se avete compiuto i sessant’anni smettetela di comprare immobili che non interessano a nessuno o quote di hedge fund illiquidi.
La parola d’ordine è fare ordine.
Il patrimonio cresce con noi, ci accompagna nel tempo e si adatta alle nostre esigenze. Serve a noi e riflette la nostra personalità. Per questo non c’è nulla di male se decidiamo di comprare un casale nelle Marche o di investire in un fondo speculativo delle Cayman. Quando siamo giovani.
Ma quando arriva una certa età è ora di smetterla di fare acquisti compulsivi ed è arrivato il momento di fare pulizia. E questa certa età dopo i sessant’anni non possiamo fare finta che non sia ancora arrivata. Occorre che il patrimonio che vi accompagnerà in questa fase della vita e che passerete ai vostri discendenti sia facilmente tracciabile, facilmente valutabile e facilmente smobilizzabile.
Tracciabile perché non serva un detective per capire dove si trova. Valutabile perché sia possibile sapere quanto vale senza chiamare la Bocconi. Smobilizzabile perché voi e soprattutto i vostri eredi non è detto che lo teniate per sempre e non è bene che ci vogliano anni per farlo soprattutto se di anni ne avete già tanti.
Il patrimonio deve contenere inoltre una quota di liquidità più che sufficiente a fare fronte ai vostri bisogni futuri e almeno pari al costo della vostra successione, in modo da non costringere gli eredi ad usare i loro soldi per pagare le imposte di successione.
E’ una analisi che va fatta finché si ha la forza e il coraggio di farla. Nel farla bisogna essere rigorosi con se stessi, senza per questo privarsi dei propri piaceri.
Mi viene in mente un anziano cliente, capitano d’industria e di velieri. Un giorno cominciò a chiedersi: la barca a vela d’epoca di 60 piedi quanto la uso e quanto la userò ancora? Chi dei miei figli ha la passione della vela? Quanto mi costa? Chi se ne occuperà se non ci sono io a pensarci? Decise di pianificarne la vendita come gesto di affetto verso la barca e di rispetto per i suoi eredi. La vendette, si comprò una barca di 30 piedi con la quale fare bordi fra amici, invece di quella traversata dell’atlantico che non avrebbe mai fatto. Scoprendo alla fine che non era mai stato tanto contento come da quando aveva il suo piccolo 30 piedi.
Regola n. 2: dividere il patrimonio
Fare ordine nel patrimonio è la premessa per poi dividerlo in lotti corrispondenti ai vostri eredi. Non commette l’errore di lasciare ai vostri eredi beni in comunione, soprattutto se si tratta di ben illiquidi come gli immobili. Avreste creato le premesse per futuri litigi fra i vostri figli, nipoti, nuore, ecc.
Ad ogni erede deve andare una quota ben precisa del vostro patrimonio e soprattutto ben individuata e in proprietà esclusiva.
Ho vivissimo il ricordo dell’ingente patrimonio immobiliare di un anziano cliente con due figlie diversissime fra loro per carattere, gusti, aspirazioni, ma fino a quel momento in ottimi rapporti. Il padre commise l’errore di lasciare alle due figlie l’intero patrimonio “in parti eguali“. La divisione durò quasi dieci anni, costò una fortuna e soprattutto le due sorelle ruppero i rapporti personali.
Se il padre avesse fatto in modo che ognuna potesse ricevere un lotto ben preciso di immobili in proprietà esclusiva, le eventuali piccole o grandi differenze, inevitabili in ogni divisione, sarebbero state attribuite alla responsabilità del padre e sarebbero state accettate. Comunque non sarebbero state usate per incolpare l’una o l’altra sorella. Soprattutto la divisione non sarebbe costata una fortuna, perché il padre non avrebbe dovuto negoziarla con nessuno.
Regola n. 3: fare testamento (e non cambiarlo ogni settimana)
Razionalizzato il patrimonio e diviso in tanti lotti quanti sono gli eredi, si tratta solo di andare dal notaio e fare testamento.
Fatelo con atto pubblico. Non commettete l’errore di fare un semplice olografo, anche se ricevuto dal notaio. L’olografo è una forma testamentaria pericolosa, soggetta al rischio della distruzione, dello smarrimento, della falsificazione, della contestazione di autenticità. Tutti vizi che non affliggono il testamento pubblico.
Certo, è sempre possibile che salti fuori un olografo successivo al testamento pubblico. Ma se ci sono dubbi sulla autenticità del secondo testamento, la presenza del primo aumenta molto le chance di annullarlo.
Comunque lo facciate, scrivetelo con l’aiuto di un professionista. Non sarebbe nemmeno da dire, ma meglio ricordarlo.
Il testamento non lo dovete cambiare dopo ogni cena di Natale, a seconda dei regali che vi hanno fatto o non fatto. Cambiatelo solo se sono cambiate radicalmente le condizioni di fondo che vi hanno portato alle scelte originarie e comunque parlatene con il professionista che vi ha aiutato a confezionare il testamento. Lui conosce le vostre motivazioni e può aiutarvi a rielaborarle in caso abbiate dei dubbi.
Queste le tre regole d’oro della successione saggia.
Per finire due luoghi comuni da sfatare.
La successione in Italia è ben regolata dal codice civile con regole antiche che possono contare su un giurisprudenza consolidata e costante. Magari sono per alcuni aspetti un po’ old fashioned, ma l’alternativa sarebbe quella di affidarne a questo legislatore la riforma.
Significherebbe anni di dibattiti a suon di slogan, polemiche, talk show, compromessi, emendamenti e alla fine un bel referendum abrogativo. Il risultato sarebbe un guazzabuglio normativo nel quale nessuno capirebbe più nulla e il destino dei patrimoni familiari sarebbe deciso dai giudici della Cassazione. Dio ce ne scampi e liberi, vista la qualità della nostra giurisprudenza della Cassazione.
Lo stesso dicasi per la tassazione della successione. Attenzione a non dirlo a voce troppo alta, ma la tassazione della successione in Italia è fra la più basse di tutta Europa. Al punto che (vedi post precedente) non ci sarebbe da stupirsi se arrivasse un ritocco della tassazione dei grandi patrimoni caduti in successione
Teniamoci stretta la tassazione attuale e chi vuole valuti se è il caso di approfittare delle attuali aliquote e mettersi al riparo da futuri aumenti. Come? No, non sto istigandovi al suicidio per motivi fiscali, ma nemmeno mi sentirei di ricorrere al vecchio escamotage della separazione fra nuda proprietà e usufrutto.
E’ un trucchetto pericoloso alla quale da tempo i family office più attrezzati non ricorrono più. Abbiamo tutti visto cosa è successo recentemente con le polizze vita (Cassazione ordinanza 10333/2018). Lo stesso è facile prevedere che succederà prima o poi anche all’usufrutto.