Sono cominciati i Minibot di Ferragosto!

Il 28 maggio scorso la Camera dei deputati ha approvato una mozione che impegna il Governo a sbloccare i pagamenti della pubblica amministrazione, oggi come sempre in ritardo cronico.

La mozione invita il Governo a valutare di ripagare i crediti d’imposta anche mediante titoli di Stato di piccolo taglio. I famosi minibot.

La mozione tuttavia è stata letta da molti commentatori come il primo passo verso la nascita di una moneta alternativa, cosa vietatissima dai trattati UE, ed ha scatenato un putiferio di polemiche. Leggete se avete tempo l’interessante post del Prof. Guala dell’Università di Milano sul blog doppiozero.

Dopo qualche giorno l’homo neutralis Tria – il cui cognome in latino corrisponde alla forma neutra del numero tre, a sua volta il numero neutro per eccellenza – ha detto che di emettere minibot non se ne parla proprio ( vedi articolo de Il Fatto Quotidiano).

Mi ero già occupato di minibot in un mio vecchio post del novembre 2018 e avevo riportato il giudizio non proprio tenero della Banca d’Italia.

Sono andato allora a leggermi il resoconto stenografico della seduta della Camera.

Non contento, mi sono letto anche il testo della mozione approvata al termine del dibattito parlamentare.

Scoprendo, come al solito, che fra i commentatori ed i commentati passa sempre una certa differenza.

Ma andiamo con ordine.

Primo: In nessun punto del resoconto stenografico o della mozione compare la parola minibot. Nella mozione compare la frase “titoli di Stato di piccolo taglio” da usare in collegamento alla “cartolarizzazione dei crediti fiscali“, da usare come uno dei possibili strumenti per “garantire il rispetto dei tempi di pagamento dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni“.

Diciamo che il wording non è dei più felici, ma se questa doveva essere una dichiarazione di guerra all’Euro, sembra un pò deboluccia.

La mozione in fondo invita il governo a valutare la possibilità di emettere titoli di Stato anche di piccolo taglio per assicurare tempi più celeri degli attuali al rimborso dei crediti d’imposta e così ridurre il complessivo ritardo dei pagamenti della pubblica amministrazione.

Fin qui non c’è nulla di scandaloso. Il taglio minimo dei titoli di stato è già basso, mille euro, ma se tecnicamente è possibile ridurlo per esempio alla metà, perché no.

Naturalmente pagando con nuovi titoli, invece che con vecchia moneta, si aumenta il debito pubblico. Ma del resto un debito o lo si paga in contanti o lo si paga con una cambiale. Altri modi non ce sono, se non facendo aspettare anni i contribuenti.

Secondo: La mozione è stata sottoscritta da tutti i partiti di governo, Lega e Cinque Stelle, ma anche da una nutrita fetta di partiti di opposizione ovvero Forza Italia, Fratelli d’Italia, PD e Liberi e Uguali. A prima vista non mi pare una compagnia determinata ad aiutare il Governo a portare l’Italia nel caos di una uscita dall’Euro. Ammesso che Lega e Cinque Stelle la vogliano l’uscita dall’Euro e soprattutto abbiano il tempo di realizzarla, vista l’aria di maretta che si respira nelle stanze di Palazzo Chigi.

Terzo: Lo scopo dichiarato della mozione è quello di far cessare la “procedura di infrazione che la Commissione europea ha avviato contro l’Italia sull’attuazione della direttiva sui ritardi di pagamento“. Ora, sarà anche vero che a pensar male si fa peccato, con tutto quello che ne consegue, ma qui per riuscire a intravedere oscuri propositi anti UE più che pensar male, mi pare che si debba proprio non pensare.

Qualche esponente della Lega avrà anche ventilato questa interpretazione. Ma Lega e Cinque Stelle in questo anno di Governo oramai li hanno sgamati tutti. Finché si tratta del reddito di cittadinanza, li lasciano fare. Quando provano ad alzare il bersaglio c’è il triumvirato Draghi–Visco-Mattarella che li rimette in riga. E loro tornano a prendersela con i migranti e le autostrade.

Tanto rumore per nulla allora? Tanto rumore e basta. Avanti il prossimo.

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