Condono fiscale, ci risiamo?

Si sente in giro aria di condono fiscale. La chiamano “pace fiscale” e dicono che riguarderà solo le cartelle, ma con le spese che il nuovo Governo ha in mente, sembra tanto che siano iniziate le prove generali del condono tombale.

Facciamo un po’ di storia

Che in Italia i condoni siano popolari è cosa nota. Esiste addirittura una voce wikipedia dedicata ai nostri condoni (https://it.wikipedia.org/wiki/Condono).

Ma non siamo i soli ad amare le amnistie fiscali.

Sempre wikipedia (https://en.wikipedia.org/wiki/Tax_amnesty) ci ricorda che perfino la Germania ha avuto i suoi condoni.

Restiamo all’Italia. Quello che è successo prima della riforma tributaria del 1973 nessuno se lo ricorda più, ma dalla riforma in poi i condoni tombali hanno avuto una sequenza precisa che vale la pena di ricordare. Eccola.

  • 1973, Governo Rumor, Centrosinistra
  • 1982, Governo Spadolini, Centrosinistra
  • 1991, Governo Andreotti, Centrosinistra
  • 2003, Governo Berlusconi, Centrodestra

Uno ogni dieci anni. Sequenza scientifica, quasi alla Fibonacci, e quindi non casuale. La spiegazione è presto detta. La prescrizione fiscale è di cinque anni. I primi cinque anni dopo il condono l’amministrazione fiscale è occupata a riscuotere il condono. I successivi cinque è occupata a fare accertamenti fiscali con il loro inevitabile strascico di contenziosi, cartelle e polemiche. Che costituiscono la premessa del successivo condono. E così via di condono in condono.

La sequenza si è apparentemente interrotta intorno al 2013. Solo apparentemente. Tutto il periodo 2001, 2002, 2009 (scudo fiscale) e 2014, 2015, 2017 (voluntary) è stato occupato dalla regolarizzazione dei capitali esteri. Un filone internazionale assai redditizio per l’erario che però nel frattempo si è esaurito.

E’ tempo quindi di ritornare al buon, vecchio condono, quello che con un colpo di spugna cancella tutti i peccati fiscali?

I condoni sono redditizi per lo stato, è inutile negarlo. Sono soldi che con lo stato farebbe molta fatica ad incassare, o addirittura non incasserebbe del tutto. Non sono i dati sul gettito dei condoni che contano, sono i dati sul gettito ordinario da guardare. E questi dicono che l’evasione fiscale è ancora molto alta. Meno che in passato, ma assai più della media europea. I condoni ci mettono una pezza.

I condoni penalizzano il contribuente onesto e premiano quello disonesto. Sono inoltre frustranti per chi tutti i giorni prova ad arginare la diga della evasione e lo fa con spirito di servizio. E nella nostra amministrazione sono tanti. Non che il nostro erario sia tuttora esente da difetti, ma lo sforzo di crescita culturale fatto negli ultimi anni è evidente. E una buona qualità e equità dei controlli fiscali è essenziale per migliorare la compliance. Si può fare molto di più. Se fatti con frequenza, insomma, i condoni sono controproducenti. Incentivano l’evasione, invece di curarla.

Mi fermo qui. Il mio scopo era ricapitolare la storia recente e offrire qualche spunto di riflessione. Vediamo nei prossimi mesi cosa succede.

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