Mezza Lombardia sta portando i soldi in Svizzera. In modo lecito, usando i canali bancari. Il tempo degli spalloni è finito, almeno per le persone normali. Ma sempre fuga di capitali è.
Da cosa fuggono i lombardi? Dall’Armageddon Tax ovvero da quell’insieme di provvedimenti emergenziali che un governo di crisi dovrebbe prendere per rimettere sotto controllo un sistema finanziario ingrippato.
La fuga dei capitali è spesso il segnale dell’arrivo di una crisi finanziaria, ma è anche un acceleratore della crisi. Le crisi finanziarie innescano crisi di liquidità e caduta dei prezzi dei valori finanziari; la risposta istintiva è vendere e aumentare la liquidità; il che genera ulteriore riduzione di liquidità e caduta dei prezzi fino a quando l’intero sistema va in corto circuito.
Temendo di dover fronteggiare un contesto di questo genere, molti pensano che sia meglio giocare d’anticipo e, anche se al momento siamo ancora ben lontani da scenari così foschi, preferiscono portarsi avanti. Probabilmente temono che le cose possano peggiorare fra UE, spread, dazi e PIL in caduta.
Chi la pensa così non ha molte scelte se vuole provare a proteggere i propri risparmi dalla Armageddon Tax. Quella più semplice è di prendere i soldi e scappare. Dove? In Svizzera naturalmente, a pochi chilometri da casa e dove fino all’altro ieri gli stessi soldi della stessa mezza Lombardia di cui stiamo parlando erano parcheggiati.
La domanda è: spostare i propri soldi a Lugano serve a proteggersi dalla Armageddon Tax?
Chi lo fa all’inizio si sente subito meglio. I soldi non sono più in Italia e dorme sonni tranquilli. Dopo un po’ di solito affiorano i primi dubbi di questo tipo:
A questo punto comincia l’inevitabile giro delle sette chiese: banchieri, avvocati, commercialisti, italiani e svizzeri. E siamo a sei. Il settimo è l’amico di St. Moritz. O di Curma. O di Santa. Che ne sa sempre più degli altri e ha sempre una risposta per tutto. E siamo a sette.
Risultato: abbiamo messo i soldi in Svizzera, ma non siamo più sicuri che sia stata una buona idea. Di tornare in Italia non se ne parla proprio. Di cambiare la residenza men che meno, mica si può vivere a Mendrisio. Allora che si fa?
Prima di tutto facciamo l’elenco delle possibili forme di una Armageddon Tax. Per farlo dobbiamo da un lato guardare cosa è successo in passato nei paesi che hanno vissuto situazione simili e dall’altro sforzarci di immaginare cosa non è ancora successo, ma potrebbe succedere in futuro.
I provvedimenti che sono stati presi dai paesi che hanno dovuto fronteggiare severe crisi finanziarie sono i seguenti (Argentina, Grecia, Cipro):
- congelamento della attività bancaria;
- conversione forzosa dei depositi bancari in equity;
- misure di prelievo una tantum;
- misure di prelievo permanenti;
- hair-cut del debito sovrano.
I provvedimenti che non sono stati ancora presi, ma potrebbero esserlo in futuro sono:
- ridenominazione della valuta;
- emissione di moneta alternativa (minibot, moneta fiscale, TFS, ecc.);
- sottoscrizione forzosa di titoli di stato a lunga scadenza.
Esaminiamoli uno per uno e chiediamoci se e come toccherebbero chi ha i soldi in Svizzera.
Congelamento della attività bancaria
Nel 2013 Cipro bloccò per due settimane ogni transazione bancaria allo scopo di prevenire corse agli sportelli e fughe di capitali. Dopo le prime due settimane per molto tempo rimase in vigore il divieto di eseguire prelievi per contanti superiori a €300/giorno e di fare bonifici superiori a €5.000 senza autorizzazione del Ministero delle finanze.
Ricordo un amico di Limassol che aveva la figlia in Inghilterra a studiare e non sapeva più come farle arrivare i soldi. Mica bello.
Misure di questo tipo potrebbero essere imposte dal governo italiano solo alle banche residenti in Italia. Lo Stato italiano ha sovranità sui beni e sulle persone che stanno nel suo territorio. Le banche svizzere ne sarebbero escluse. In teoria.
In pratica è ragionevole suppore che per motivi di equità la misura venga estesa ai conti detenuti all’estero dai residenti italiani. Le banche svizzere potrebbero essere sanzionate in caso non rispettino i divieti e probabilmente si adeguerebbero per non mettere a repentaglio le loro attività in Italia.
Forse solo istituti di credito esteri senza attività in Italia potrebbero decidere di ignorare il divieto, ma non ne sarei così sicuro.
Conclusione: se pensate che mettendo i soldi in una banca svizzera sarete al riparo dal rischio di congelamento delle operazioni bancarie almeno cercate una banca che non ha alcun legame con l’Italia.
Conversione forzosa dei depositi bancari
E’ il famoso bail-in. Nomen omen, direbbero a Genova.
Vediamo come funziona. La banca italiana presso la quale sono depositati i nostri soldi entra in crisi. Lo Stato non può intervenire perché le regole europee glielo impediscono. La crisi però deve essere fermata il prima possibile per evitare che diventi virale. Ergo tutti i depositi unsecured, vengono in tutto o in parte, convertiti forzosamente in equity della banca. Invece di denaro in banca vi trovate azioni della banca. Che il giorno dopo valgono poco più della carta da pacchi.
A proposito, i depositi unsecured sono quelli eccedenti Euro 100.000.
A Cipro questo è successo ai correntisti delle due maggiori banche del paese.
Indubbiamente se la crisi riguarda una banca italiana, chi sta in Svizzera sta tranquillo. Ma anche chi sta in Italia e non ha messo i soldi nella banca sbagliata sta tranquillo. A meno che l’epidemia non diventi pandemia e si estenda a tutte le banche italiane. Ma se si estende a tutte le banche italiane siamo sicuri che quelle degli altri paesi si salvano?
Diciamo che la fuga in Svizzera ha senso solo se assumiamo che il sistema bancario svizzero sia in grado di resistere meglio di quello italiano ad una pandemia finanziaria. E’ un tipo di domanda alla quale non ho gli elementi per rispondere. Ma se voi li avete e pensate che valga la pena, allora fate bene ad andare in Svizzera.
Misure di prelievo una tantum
1992: Governo Amato, Ministro Goria.
Nella notte di venerdì 10 luglio 1992, il Governo adottò un decreto legge pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del giorno dopo, imponendo il prelievo forzoso del 6 per mille dai conti correnti delle banche da chiunque detenuti.
Qui trovate la cronistoria di quelle drammatiche ore: linkiesta.it
E’ bene che leggiamo insieme il testo della legge. E’ l’art. 7 del d.l. 333/1992 (tre volte tre, un segno del destino):
“Per l’anno 1992 è istituita una imposta straordinaria sull’ammontare dei depositi bancari, postali e presso istituti e sezioni per il credito a medio termine, conti correnti, depositi a risparmio e a termine, certificati di deposito, libretti e buoni fruttiferi, da chiunque detenuti; sono esclusi i buoni postali fruttiferi, il libretti di risparmio di previdenza indicati all’articolo 41, primo comma, della legge 7 agosto 1982, n. 526, la raccolta interbancaria e intercreditizia, nonché i depositi e i conti correnti intrattenuti dal Tesoro presso il sistema bancario e l’amministrazione postale e quelli detenuti da rappresentanze diplomatiche e consolari estere in Italia o da enti e organismi internazionali che godono della esenzione delle imposte sui redditi. L’amministrazione postale e le aziende ed istituti di credito sono tenuti ad operare, con obbligo di rivalsa nei confronti dei correntisti e depositanti, una ritenuta del 6 per mille commisurata all’ammontare risultante dalle scritture contabili alla data del 9 luglio 1992.”
Quella ideata da Amato è una forma di imposizione patrimoniale una tantum ideale quando un paese è con l’acqua alla gola.
Facile da scrivere, facile da applicare, un po’ meno facile da spiegare. Ma in fondo Amato è invecchiato bene, si sta godendo la sua casa all’Argentario e tutti lo ricordano come il salvatore, e non il borseggiatore, dei soldi degli italiani.
Se dovesse succedere di nuovo sapete come scriverebbero la legge? Copiando quella del 1992. Per questo l’ho trascritta. Perché vediate cosa era compreso e cosa era escluso dal prelievo. I buoni postali erano esclusi per esempio. I conti esteri non erano indicati e quindi erano esclusi. Eppure si potevano già liberamente detenere dal 14 maggio 1990, dopo un lungo periodo di divieti valutari.
Ma all’epoca erano davvero pochi quelli che avevano conti esteri in chiaro. Oggi la situazione è assai diversa. Dubito che verrebbero lasciati fuori. Monti non li ha lasciati fuori nella sua manovra quando ha creato l’imposta di bollo sui conti italiani e l’Ivafe sui conti esteri. E non ha lasciato fuori i buoni fruttiferi postali.
Se questo è il problema, andare in Svizzera temo serva a poco.
Misure di prelievo permanenti
Per averne un esempio basta andare indietro di pochi anni. Ai tempi del governo Monti che di misure di prelievo permanenti ne ha adottate decine.
In fondo mi sta più simpatico il vecchio socialista Amato. Un bel taglio e via. Monti, da bravo democristiano, ha disseminato l’ordinamento tributario di tasse, tassine, tassette con nomi assurdi e calcoli ancor più cervellotici: Ivafe, Ivie, bolli che costano come un Penny Black.
Se dovesse succedere di nuovo è difficile dire che direzione prenderebbero i prelievi. Di sicuro colpirebbero ricchezze ben visibili e difficili da nascondere. E’ per questo che tanti cercano rifugio nei lingotti, nei diamanti, nei collectible. Fate voi. Sappiate che entrate in un mondo opaco dove sono pochi quelli che ci hanno guadagnato e tanti quelli che ci hanno perso.
Hair-cut del debito sovrano
La Grecia ha imposto un taglio del proprio debito sovrano in mano ad investitori privati di oltre il 50% e l’allungamento di tutte le scadenze. La storia la leggete qui: wikipedia.org.
L’esperienza recente dell’Italia ci insegna invece che chi ha comprato CCT a scadenza 5 anni nel novembre 2011 nel pieno della crisi finanziaria ha realizzato nel febbraio 2012 una plusvalenza di oltre il 10%. La storia la leggete qui: ilsole24ore.com.
Indubbiamente andare in Svizzera per poi investire in CTT sembra un controsenso. Ma viviamo in un mondo dove il senso ha perso gran parte del suo significato. Quindi sentitevi liberi anche di portare i soldi in Svizzera e poi investirli in CCT italiani, se pensate che sia una buona idea.
Ridenominazione della valuta
L’unico esempio che abbiamo sotto mano è quello del passaggio dalla Lira all’Euro. Tra il 1 gennaio ed il 28 febbraio 2002 circolarano sia Euro sia Lire. Dopo di che la lira sparì.
Il caso che ci poniamo però è un po’ diverso. Stiamo immaginando che l’Euro prosegua la sua strada, ma senza l’Italia che adotta una nuova valuta.
Che si chiamerà probabilmente il maiocco. O il salvino.
Questa è la madre di tutte le Armaggeddon Tax. Difficile immaginarne l’esito. Un salto triplo nel buio dentro una piscina dove non si sa quanta acqua c’è. O se è vuota.
Un provvedimento del genere sarebbe necessariamente accompagnato da divieti valutari di ogni tipo, obblighi di rimpatrio dei soldi detenuti all’estero e quant’altro si possa immaginare per blindare il sistema finanziario. Sanzioni amministrative e penali severissime per chi cerca di fare il furbo. Un incubo insomma.
In questo caso mi pare evidente che il conto in Svizzera trasparente non serve proprio a nulla.
A meno che uno abbia già pronto il Piano B e sia pronto a caricare in macchina moglie, figli e suocera per trasferirsi nel suo attico di Lugano. Dove si è già premurato da tempo di ottenere la residenza.
Ma anche in questo caso bisogna vedere cosa decide di fare la banca svizzera, dato che ci sarebbe un problema di doppia residenza.
La situazione non sarebbe tanto diversa se l’Euro collassasse e ogni paese tornasse alle valute nazionali. Il conto in Svizzera è difficile che non venga parificato a qualsiasi altro conto domestico. Il piano B avrebbe gli stessi vantaggi e gli stessi rischi descritti sopra.
Insomma, non vedo molti vantaggi a spostare i soldi in Svizzera in questo caso.
Emissione di moneta alternativa (minibot, moneta fiscale, TFS, ecc.)
Che cosa è la moneta alternativa? Non è una moneta intanto. E’ un titolo di credito emesso dallo Stato e consegnato a cittadini ed imprese italiane in conto pagamento di acquisti o stipendi.
Il titolo sarebbe spendibile per pagare le tasse o adempiere altri obblighi patrimoniali, ma solo dopo un certo periodo di tempo.
E’ una proposta vagheggiata dalla Lega.
Non mi è ben chiaro a cosa serva, mentre mi è ben chiaro che se sono un dipendente pubblico o una impresa che fornisce beni allo Stato e vengo pagato con questo tipo di moneta non riesco più a fare la spesa al supermercato.
Gli ideatori dicono che si creerebbe un mercato secondario dove chi non vuole tenere la moneta fiscale la può vendere. Ma chi la compra? E se la compra immagino voglia un forte sconto sul valore facciale.
E’ tutto poco chiaro. La Banca d’Italia se ne è occupata e dice che non avrebbe alcun effetto migliorativo sulla finanza pubblica. Lo leggete qui: bancaditalia.it.
Comunque la cosa non riguarderebbe i risparmiatori e quindi avere i soldi in Italia o in Svizzera non farebbe differenza.
Sottoscrizione forzosa di titoli di stato a lunga scadenza
E’ l’ipotesi recentemente affacciata dal capo economista della Bundesbank. A titolo personale naturalmente.
Se ne parla qui: ilsole24ore.com.
Mi chiedo come sia possibile immaginare che misure draconiane di questo tipo risparmino chi ha messo i soldi alle poste di Mendrisio, pur vivendo tutto l’anno a Desio.
Ci sarebbe una plateale violazione di sedici o diciassette regole del nostro ordinamento, alcune di rango costituzionale.
Quindi a quella metà dei lombardi che hanno (ri)messo i soldi in Svizzera non mi sento di dire di stare tranquilli se una mattina leggono sul giornale che Tria è stato licenziato e Karsten Wendorff è diventato il nuovo Ministro delle finanze.
E’ arrivato il momento di tirare le fila del discorso e di confrontare vantaggi e svantaggi del risparmi in Italia e di quelli in Svizzera.
A questo punto a voi la scelta. Io per me l’ho già fatta. Ma non ve la dico.